Le sanzioni non le aboliranno, perciò bisogna pensare che ci rendono più forti. La Russia si fida delle imprese italiane ed ha bisogno delle loro tecnologie.
Dal Cremlino al Palazzo della Guardia. Alessandro Decio, CEO di SACE Italia — società del gruppo Cassa depositi e prestiti — dopo aver guidato la delegazione di imprenditori italiani ricevuta dal presidente Putin, è subito «ritornato in campo» ed ha preso parte alla sessione: «Risorse finanziarie per una svolta nell’economia del futuro» che ha aperto la seconda giornata del XI Forum Economico Eurasiatico di Verona. In questa intervista esclusiva a Sputnik Italia Alessandro Decio, spiega perchè la pressione derivante dalla situazione geopolitica non deve fermare le imprese italiane, che hanno in mano i due strumenti vincenti: l’ evoluzione tecnologica ed il supporto delle istituzioni finanziarie.
— Dottor Decio, lei ha fatto parte della delegazione di imprenditori ricevuta dal presidente Putin al Cremlino, durante la visita del premier Conte a Mosca. Come valuta le prospettive di crescita per le aziende italiane in Russia?
— Nutro un giudizio estremamente positivo. Credo che l’attenzione che il presidente Putin ha voluto riservare non solo al premier Conte, ma anche a noi imprenditori e dirigenti è stata un’attenzione speciale di cui siamo enormemente grati e che sicurmente rinforza l’interesse e la dedizione di tutte le aziende italiane nel mantenere l’operatività e incrementare gli investimenti in Russia.
— Per SACE la Russia è il secondo paese per valore del portafoglio investimenti e progetti: non avete paura ad essere così tanto esposti?
— In questo caso l’impressione è doppiamente positiva, perchè si è confermato un sistema economico in chiara ripresa, aiutato anche da un ciclo congiunturale che, chiaramente, con l’aumento dei prezzi del petrolio rende questa ripresa ancora più solida e, come ribadisco sempre, il governo russo e tutto il sistema hanno dimostrato di avere grandi capacità di gestione di situazione che potenzialmente potevano essere critici. Tutti ci ricordiamo il timore di forte recessione del 2014 e 2015 e di possibile fragilità del sistema bancario russo. La realtà è che il sistema bancario russo in questi anni ha vissuto un processo di cambiamento enorme con una serie di players che sono stati espulsi in un contesto ordinato e che non ha creato nessun tipo di disruption all’attività generale. Le aziende italiane se ne sono rese conto, lo apprezzano e lo incoraggiano valutando nuovi progetti di investimento.
— Il premier Conte a Mosca ha ribadito la necessità di «fare sistema», per sfruttare la complementarietà tra, appunto, il sistema produttivo italiano e quello russo. Perchè la Russia ha bisogno dell’Italia?
— Se mi chiede di progetti io le devo rispondere che oggi i progetti più grossi che abbiamo in cantiere sono in settori tradizionali come oil gas, chimico, petrolchimico, su cui c’è un grande esempio di questa complementarietà: la grandissima ricchezza di risorse naturali in Russia e la capacità della tecnologia italiana di rendere fattibili delle cose che sono tecnologicamente molto complicate. E’ anche utile ricordare che laddove si muove una grande azienda italiana anche dal punto di vista della fornitura si muove tutta una filiera: quando lavora Maire Tecnimont Group, lavorano anche 80/90/100 piccole e medie aziende italiane che fanno arte della filiera di Maire Tecnimont Group. E questo riguarda tutte le aziende italiane. Allo stesso tempo siamo ben felici e ben consapevoli che insieme ai grandi progetti, un incremento della presenza di PMI italiane andrebbe innnanzituttto nell’interesse delle nostre aziende, che in Russia potrebbero catturare opportunità di crescita non più o non così disponibili sul mercato italiano. Crediamo anche che questo possa essere anche d’interesse russo perchè su certi settori la tecnologia, la storia, la competenza italiana possono portare ad una forte accelerazione.
— Noi valutiamo i fenomeni nel loro insieme, ma dietro ai numeri ci sono le persone che li rendono possibili. Appena lei è sceso dal palco un’imprenditrice italiana è venuta a fermarla chiedendole come fare per provare a entrare sul mercato russo. La vostra missione è incoraggiare l’export italiano. Come aiutate in pratica le Piccole e Medie Imprese che vogliono approdare in Russia?
— Noi facciamo circa 200 milioni all’anno di credito fornitore, quindi di garanzie su azioni di pagamento di compratori russi per esportatori italiani E questo aiuta le PMI italiane ad esportare di più. Siamo operativi con Simest su una serie di partecipazioni in aziende produttive in Russia: ne abbiamo in portafoglio 12 per un valore complessivo di circa 120 — 130 milioni di euro. Un segnale che vediamo positivo è che quando vediamo l’erogazione di piccoli prestiti agevolati per fare studi di fattibilità relativi all’internazionalizzazione o alla realizzazione di stabilimenti produttivi e distribuzione vediamo che c’è un flusso significativo rivolto alla Russia: nel 2018 abbiamo fatto 50/60 erogazioni per un ammontare di 20 milioni di euro. Speriamo che questo trend possa incrementarsi perchè è un driver di crescita per le imprese italiane e rinsaldare relazioni commerciali che sono già solide e lo diventano ancora di più quando c’è la presenza di PMI perchè ricordiamocelo: quando parliamo di PMI parliamo di posti di lavoro.
— A causa delle sanzioni, e delle controsanzioni russe, l’Italia soprattuto nel comparto agroalimentare ha preso diversi posti di lavoro. Le sanzioni saranno in vigore (almeno) fino a febbraio del 2019: dobbiamo sperare che vengano abolite oppure prendere come un fatto assodato e irreversibile?
— Le sanzioni ad oggi sono un dato di fatto e con questo dobbiamo convivere: io guardo la situazione da un’ottica italiana e se posso da un’ottica europea: credo che in tutto questo i legami commerciali fra Europa e Russia non debbano soffrirne. Si tratta di lavorare nel rispetto delle regole, ma trovando delle modalità affinchè l’Europa non perda posizioni nelle relazioni commerciali con la Russia. Questo è ancora più importante per l’Italia.
Alessandro Decio, Amministratore Delegato SACE
— Per concludere, se prima si vendevano i formaggi, ora bisogna vendere le macchine per produrli?
— Ciò per cui in Italia siamo noti, ma non sempre ce lo ricordiamo a sufficienza è per l’eccellenza nel settore della meccanica, nei vari comparti. Abbiamo aziende leader globali e di nicchia ed il motivo per cui l’export italiano complessivamente continua a tenere è proprio grazie a questa leadership di qualità per cui soffriamo meno di altri i rallentamenti. Il settore dell’Agrofood va oltre tutto questo.
Allargando la prospettiva: vendita ma non necessariamente solo vendita. Credo che il concetto più volte rilanciato di passare dal «Made in» al «Made with» sia un concetto particolarmente calzante per il contesto russo e rappresenta un’opportunità per le aziende italiane. Un’oppurtunità per portare competenze in Russia. In un mondo che è sempre più complesso e in cui qualsiasi economia si pone il tema di avere un certo livello di localizzazione da questo tipo di riflessione non si possa fare a meno e credo che le aziende italiane abbiamo un livello di competenze e flessibilità che le rende particolarmente adatte a raccogliere questa sfida.
Alessandro Decio, Amministratore Delegato SACE
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Opinioni 29.10.2018
Riccardo Pessarossi
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